Una tartaruga d’accidia mi sale nelle ossa La mente dal cuore è come fosse scollegata Il respiro non manca e non soffia nella carcassa Ed il sangue non gela affrontando la curva ghiacciata. E la gola non serra le pene d’amore col fiato I miei nervi lasciati andare, si sono allentati Questi nervi s’appendono come fili da bucato Non mi importa se sarò con lei o saremo perduti Se mi spingono, già scivolavo di sella cadente E non sento più nulla non sono aggrappato più a niente. Non tracanno quell’acqua gelata che brucia le labbra E non cerco qualcosa che accada, incontrare persone L’arco giace ora inerte, la corda marcise e si slabbra E le frecce spuntate che bruciano nere carbone Non son teso, né atteso, né attento, ma come piantato In un posto qualunque, qualunque minaccia m’è uguale Mi si può attraversare come un finestrone spaccato Come un telo di lino incolore, sbiancato di sale Se mi spingono, già scivolavo di sella cadente E non sento più nulla non sono aggrappato più a niente.                             Le ferite non bruciano, le cicatrici profonde Sono sotterrate in pensieri perduti e scontati Né i ricordi, né i sogni, né dubbi, né le domande Mi commuovono, m’inteneriscono, sono auspicati                             Sono stanco di battermi contro la gravitazione Il mio cuore pulsa, lontano, perduto, in pensione Sono steso appeso, confuso una corda pendente Ed è tempo che parta al paese del nulla e del niente.            
© Alessio Lega. Traduzione, 2008
© Alessio Lega. Canto, 2009