Quest’oggi in gìro non senti, il battito di un cuore, per i viali e i pergolati è un ambiente perfetto, cado afferrando il piombo col uno petto e finalmente faccio in tempo a penstare. Sento ormai che non andrò molto distatile, un altro al posto mio dovrà arrivare, non abbiamo avuto il tempo di fiatare che i nostri figli se ne vanno al fronte. C’è chi sta a dire: dopo di noi il diluvio e saltano come in un abisso dalla trincea ma io ho lasciato questa mia trincea proprio perché non venga poi il diluvio. I miei occhi si chiuderanno tra un istante, alla terra mi andrò ad avvinghiare, non abbiamo avuto il tempo di fiatare che i nostri figli se ne vanno al fronte. Chi mi sostituirà nello slanciarsi contro quel ponte tanto a lungo puntato? Vorrei fosse quello laggiù, il designato, con la divisa larga da ballarci dentro. Ora posso sorridere nuovamente perché so chi mi verrà a rimpiazzare, non abbiamo fatto in tempo a fiatare che i nostri figli se ne vanno al fronte. Gli scoppi soffocano i palpiti del cuore ma il mio mi bisbigliava ad alta voce che la mia fine non è la fine, invece da una fine nasce sempre un nuovo albore. I miei occhi si chiuderanno tra un istante, un altro al posto mio dorvrà arrivare, non abbiamo fatto in tempo a fiatare che i nostri figli se ne vanno al fronte.
© Sergio Secondiano Sacchi. Traduzione, 1992