C’è uno scontro tra due macchine al di là della Moscova E si son conciati tutti, anche quello che guidava Eran tre con dietro un quarto, che però era già morto E difatti nella bara lui non si è nemmeno accorto Nel corteo si procedeva tutti quanti alla rinfusa Quasi fossero cateti in cerca dell’ipotenusa Il diacono sfiatava su ogni mezzo do di petto Il defunto, solo lui, nel suo ruolo era perfetto Perché, senza entrare nel merito, È soltanto questione di spirito Le piagnone nei singhiozzi eran scarse d’energia L’oratore ad ogni frase dava sfoggio d’amnesia Lo baciava sulla fronte, poi sputava disgustato E lì il morto, assai discreto, è rimasto senza fiato Ecco il cielo si indispone e scoppiettano due tuoni Ma si sa che la natura se ne frega dei sermoni Tutti quanti a scantonare per cercare almeno un tetto E soltanto il caro estinto non si è messo a far fagotto Perché, senza entrare nel merito, È soltanto questione di spirito Che gli importa del diluvio, non è poi questo svantaggio Nei viventi, a dire il vero, c’è carenza di coraggio I defunti, gli ex-umani, hanno stabile fermezza Mica fatti come noi Sono proprio un’altra razza Poi in quanto a sangue freddo non si fanno compatire Non li vedi mai scomporsi, mai avranno da ridire Sanno star nel loro ambiente, quieti quieti fino in fondo Non si sente anima viva, proprio cose d’altro mondo Perché, senza entrare nel merito, È soltanto questione di spirito Là nel regno delle ombre non si sente una parola E di notte una signora ci può andare anche da sola Che non corre nessun rischio, né pericoli di sorta Qui nessuno la importuna o le fa la mano morta E va beh che prima o poi dovremo andarci tutti quanti Ma se c’è chi ha molta fretta che mi passi pure avanti Sembra proprio che a schiantare qui si faccia tutti a gara Con la debita eccezione di chi sta dentro a una bara Perché, senza entrare nel merito, È soltanto questione di spirito    
© Sergio Secondiano Sacchi. Traduzione, 1992
© Giorgio Conte. Canto, 1993