M.V.
Ti amo in questo istante,
non in segreto, apertamente,
nei tuoi raggi non brucio nè "dopo" né "fino a quando",
ma mentre piango o sto ridendo. Ti amo nel presente,
nel passato non voglio e nel futuro non so.
L’imperfetto "amavo"
è più triste di una tomba,
questa mia tenerezza che non trova ispirazione
non mi da disinvoltura.
"Io vi amavo, e il mio amore, forse, ancora..."
Ed è per questo che di un abbandonato si parla come di un fiore appassito
con la stessa indulgenza e pietà
che si ha di un re cacciato dal trono.
C’è in questa pietà del passato
il "vorrei" di chi non sa più volere,
c’è quasi sfiducia in "io amo".
E’adesso che amo
Senza prometterti "credi",
il mio secolo è in questo momento, non starò a tagliarmi le vene
nel tempo, nel corso di "adesso".
Nel passato non futuro.
Da te verrò a guado, rerrò a nuoto.
fossi pure decapitato,
con le catene o la palla di ferro al piede.
Ma non commettere l’errore
di farmi dire, oltre ad "amo", "amerò".
C’è, per quanto strano sia dirlo, in questo "amerò" amarezza,
una firma falsa, un sapore di tarlo,
la via di scampo per una riserva,
veleno incolore in fondo al bicchiere
e, come uno schiaffo al presente,
il dubbio per l’amore di questo istante.
Io guardo al sogno francese
con la sua dovizia di tempi
dove il futuro è diverso e il passato ha differenti schemi.
Sono stalo portalo alla gogna
e trascinato alla sharra degli idiomi.
Ah, la difformità delle lingue,
altro che condizione, e un crac!
ma in due cerheremo e troveremo uno via.
Ti amo nei tempi composti,
nel futuro e nel passato presente.
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