Cosa mi riserverà il futuro? Cosa respirerò? L’aria è pesante prima del temporale, pesante e spessa. Cosa mi sarà dato di cantare oggi? E di ascoltare? Usciti dai racconti, gli uccelli profetici cantano L’Uccello Sirin mi sorride di gioia Mi diverte, mi chiama dal suo nido Al contrario, m’affligge, m’incupisce M’avvelena l’anima, il meraviglioso uccello Alkonost Sette corde preziose risuonano a turno Questo è l’uccello Gamayun Che mi riporta la speranza Nel cielo blu, trafitto dai campanili Risuona una campana di ottone, una campana di rame Passando dalla tristezza alla gioia In Russia, le cupole sono ricoperte d’oro puro Affinché il Signore le noti più spesso Io resto là, davanti al mistero eterno Di questo grande e favoloso paese Paese salato, amaro, agro e dolce Paese azzurro, di segale, di fonti Masticando fango grasso e arrugginito I cavalli affondano fino alle staffe Mi conducono in un paese di boschi addormentati Stremato, gonfio di sonno Sette lune ricche A turno si levano sul mio cammino Questo è il mio uccello Gamayun Che mi riporta la speranza La mia anima colpita e indebolita dai tormenti La mia anima erosa dalle prove Raschiata a sangue La rammenderò con pezze d’oro Affinché il Signore la noti più spesso
© Flavio Poltronieri. Traduzione, 2019