a mio figlio A.Vysotskij
Ci sono ancora da fare poesie e matematica,
voti e compiti, una battaglia impari -
ma, per ora, il soldatini di piombo
stanno in ordine, qui, sulla vecchia mappa.
Era meglio se li teneva nelle caserme,
ma la guerra è guerra -
i soldati cadono in entrambe le armate,
ugualmente, da ogni parte.
La strategia, il diavolo se la pigli
e le tattiche brucino all’inferno!
Eccoci qua, la Norvegia neutrale si è arresa
alle orde di egiziani di piombo.
Il prestigio della Scandinavia
è stato spazzato via con la mano sinistra, -
ma una mano destra ben decisa
ha recuperato subito lo status quo.
Certo, ci sono differenze nell’addestramento
e un’istruzione un po’ debole, forse -
ma nessun schieramento
può vincere la campagna.
Quei maledetti rimorsi della coscienza -
come si può commettere un torto a se stessi?
Soldatini di piombo qua e là,
come decidi chi vincerà?
Dove siete, genii frivoli,
o non avete tempo per venire?
Dove siete voi, che avete perso le loro battaglie
come se fosse niente, senza sofferenze?
O voi, che portate nella corona l’alba
di battaglie, vittorie, trionfi e tombe, -
dove siete, voi che diventaste come Cesare
che venne, vide e vinse?
Il piccolo generale è preoccupato,
schiacciato da un peso insopportabile,
lui, che è diventato il personaggio più importante,
il mio Napoleone di sei anni.
Per metter fine alle sue pene,
la metà esatta di quei soldati,
quelli che avevo dipinto di blu, - colpo di genio,
sono caduti stamattina.
Sono fiero di un tale successo, ma
un pensiero ogni tanto mi disturba:
come ha deciso che i blu dovessero morire,
e non viceversa?
|