a mio figlio A.Vysotskij
Ci sono ancora da fare poesie e matematica, voti e compiti, una battaglia impari - ma, per ora, il soldatini di piombo stanno in ordine, qui, sulla vecchia mappa. Era meglio se li teneva nelle caserme, ma la guerra è guerra - i soldati cadono in entrambe le armate, ugualmente, da ogni parte. La strategia, il diavolo se la pigli e le tattiche brucino all’inferno! Eccoci qua, la Norvegia neutrale si è arresa alle orde di egiziani di piombo. Il prestigio della Scandinavia è stato spazzato via con la mano sinistra, - ma una mano destra ben decisa ha recuperato subito lo status quo. Certo, ci sono differenze nell’addestramento e un’istruzione un po’ debole, forse - ma nessun schieramento può vincere la campagna.
Quei maledetti rimorsi della coscienza - come si può commettere un torto a se stessi? Soldatini di piombo qua e là, come decidi chi vincerà?
Dove siete, genii frivoli, o non avete tempo per venire? Dove siete voi, che avete perso le loro battaglie come se fosse niente, senza sofferenze? O voi, che portate nella corona l’alba di battaglie, vittorie, trionfi e tombe, - dove siete, voi che diventaste come Cesare che venne, vide e vinse?         Il piccolo generale è preoccupato, schiacciato da un peso insopportabile, lui, che è diventato il personaggio più importante, il mio Napoleone di sei anni. Per metter fine alle sue pene, la metà esatta di quei soldati, quelli che avevo dipinto di blu, - colpo di genio, sono caduti stamattina. Sono fiero di un tale successo, ma un pensiero ogni tanto mi disturba: come ha deciso che i blu dovessero morire, e non viceversa?
© Riccardo Venturi. Traduzione, ?