Per tutta la sera il mare è in tempesta,
E intanto che i rappezzi di schiuma stanno rattoppando
Le cuciture rotte della sabbia,
Io osservo dall’alto
Come le onde si stanno rompendo le ossa del collo.
E sento una leggera compassione per loro,
Perite, una compassione remota.
Percepisco un rantolo, e un gemito di agonia,
E anche la rabbia: per non essere riuscite a rimanere in vita.
In effetti: generare un tale slancio,
Raccogliere le forze, sfondare un ostacolo,
E poi rompersi la testa vicino all’obiettivo!...
E sento una leggera compassione per loro,
Perite, una compassione remota.
Oh, bianche criniere del destino!
Diventando più belle nell’imminenza della morte,
Seguendo il richiamo della tromba della battaglia,
Le onde si impennano,
E si rompono i loro colli arcuati.
E sentiamo una leggera compassione per loro,
Perite, una compassione remota.
E il vento si accanisce ancora contro le creste,
Scompiglia le criniere bianche.
L’onda non supererà la barriera,
Qualcuno le troncherà le gambe
E lei cadrà giù come un cavallo moribondo, coperto di schiuma bianca.
E sentiremo una leggera compassione per lei,
Perita, una compassione remota.
Presto arriverà anche il mio turno:
Mi stanno pugnalando alla schiena, mi stanno spingendo sull’orlo.
Nell’anima sento un presentimento oscuro, come se stessi delirando:
Che anch’io mi fratturerò la spina dorsale,
Che anch’io mi romperò le ossa del collo.
E qualcuno sentirà una leggera compassione per me,
Perito, una compassione remota.
E sono in tanti seduti nei secoli,
Sulla riva, ad osservare,
Vigili e attenti,
Mentre gli altri, accanto, sui sassi,
Si stanno rompendo le teste e le spine dorsali.
E sentono una leggera compassione per
I periti, una compassione remota.
Ma dentro il crepuscolo del fondo dell’oceano,
Nelle misteriose profondità dove abitano i capodogli,
Nascerà e si solleverà
Un’onda immensa, impossibile ed impensabile,
Si riverserà sulla riva
Ed inghiottirà gli osservatori.
E allora io sentirò una leggera compassione per loro,
Periti, una compassione remota.
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