Non ci sono più, ho abbandonato la Rasseya!
Le mie pollastre girano in lacrime.
Ora sto seminando i miei semi
Negli alieni Champs-élysées.
Qualcuno ha sentenziato, dentro un tram a Presnia1:
“Lui non c’è più, si è tolto dai piedi, finalmente!
Che vada a cantare altrove le sue canzoni sovversive,
Che vada a cantare del palazzo di Versailles!”
Sento dietro di me uno scambio di pettegolezzi:
“Ma no, non è lui, quello se n’è andato, è risaputo ormai!”
“Ah, non è lui?” e mi danno delle gomitate,
E mi si siedono sulle ginocchia nei taxi.
E un tizio insieme a cui, pare, io sia stato in galera a Magadan,
Il mio caro amico ancora all’epoca della guerra civile2,
Afferma che io gli sto scrivendo: “Senti, Vanya,
Qui è tutto una noia, dai, vieni a trovarmi!”
Dicono che ho già pregato di poter tornare indietro,
Che ero disperato, che mi umiliavo, che supplicavo...
Sciocchezze! Probabilmente, non tornerò
Perché non sono mai andato via!
E chi ci ha creduto - riceverà da me un regalino,
Un lieto fine, come in un film:
Ecco, acchiappate l’Arc de Triomphe che vi ho portato,
Afferrate pure le fabbriche della Renault!
Io sto ridendo, sto crepando dal ridere.
Ma come hanno potuto credere a questo delirio?
Non vi preoccupate: io non me ne sono andato
E non ci sperate: non me ne andrò!
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