Sia i miei gusti che le mie esigenze sono assai strani,
Io sono stravagante, per usare un eufemismo,
Posso contemporaneamente sgranocchiare bicchieri
E leggere Schiller senza usare il vocabolario.
Dentro di me ci sono due Io, due poli del pianeta,
Due persone diverse, due nemici.
Quando uno è attirato dai balletti,
L’altro vuole andare direttamente alle corse dei cavalli.
Non mi permetto alcun eccesso, nemmeno nei pensieri,
Quando vivo in prima persona.
Ma spesso fuoriesce in libertà
Il secondo Io, sotto le spoglie di un mascalzone.
E io combatto, schiaccio il farabutto che c’è in me,
Oh, mia sorte inquieta!
Ho paura di commettere un errore: può darsi
Che io stia schiacciando il secondo Io sbagliato.
Quando apro le bozze della mia anima,
In quei posti dove io sono la sincerità fatta persona,
Le cameriere mi prestano volentieri dei soldi
E le donne mi accarezzano gratis.
Ma ecco che tutti gli ideali vanno a farsi friggere.
Ma ecco che sono maleducato, insopportabile ed incattivito.
Ma ecco che sto seduto a mangiare ottusamente i bicchieri,
Facendo finire Schiller sotto il tavolo.
Entra la corte. Tutta la sala mi guarda alle spalle.
Signor procuratore, signor giudice,
Credetemi, non sono stato io a frantumare la vetrina,
Ma quel mio vile secondo Io.
E vi supplico, non siate troppo severi,
Datemi un po’ di tempo, invece di darmi una condanna.
Frequenterò i tribunali come spettatore,
Frequenterò le carceri come passatempo.
Non ho più intenzione di distruggere vetrine
E le facce dei cittadini, mettetelo pure a verbale.
Io ricongiungerò le due metà
Della mia biforcata anima malata.
Estirperò! Seppellirò! Sotterrerò!
Mi purificherò! Non nasconderò niente.
Questo mio secondo Io mi è estraneo.
No, questo secondo Io non è mio.
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