Nel silenzio del valico, dove le rocce non sono d’ostacolo ai venti, In questi anfratti, dove nessuno è mai penetrato, Viveva un allegro eco dei monti. Lui rispondeva volentieri alle risa e alle grida degli uomini. Quando la solitudine sale alla gola come un nodo E un gemito soffocato, quasi senza rumore, scivola nell’abisso, Agile, l’eco afferra il grido d’aiuto, Lo rafforza e lo recapita con cura ai nostri. Non dovevano essere uomini, gonfi di veleni e di oppio, Quelli che giunsero per uccidere e ammutolire la gola viva, Se nessuno ne sentì il calpestio e il grugnito. Legarono l’eco e sulla sua bocca misero un bavaglio. Per tutta la notte continuò la farsa sanguinosa e crudele, L’eco venne calpestato, ma nessuno sentì alcun suono. All’alba l’eco dei monti, ammutolito, venne fucilato, E pietre sprizzarono, come lacrime, dalle rocce ferite...
© Irina ?. Traduzione, 2016