Nel silenzio del valico, dove le rocce non sono d’ostacolo ai venti,
In questi anfratti, dove nessuno è mai penetrato,
Viveva un allegro eco dei monti.
Lui rispondeva volentieri alle risa e alle grida degli uomini.
Quando la solitudine sale alla gola come un nodo
E un gemito soffocato, quasi senza rumore, scivola nell’abisso,
Agile, l’eco afferra il grido d’aiuto,
Lo rafforza e lo recapita con cura ai nostri.
Non dovevano essere uomini, gonfi di veleni e di oppio,
Quelli che giunsero per uccidere e ammutolire la gola viva,
Se nessuno ne sentì il calpestio e il grugnito.
Legarono l’eco e sulla sua bocca misero un bavaglio.
Per tutta la notte continuò la farsa sanguinosa e crudele,
L’eco venne calpestato, ma nessuno sentì alcun suono.
All’alba l’eco dei monti, ammutolito, venne fucilato,
E pietre sprizzarono, come lacrime, dalle rocce ferite...
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