Sono venuto su bene, una bella statura, un bell’aspetto,
Ringrazio mia madre e mio padre,
Andavo d’accordo con le persone, non facevo il prepotente,
Non mi inchinavo, avevo un portamento eretto,
Me ne infischiavo delle regole e vivevo come mi andava,
Ed aiutavo la mia testa con le mani.
Ho fatto il vagabondo e poi sono tornato a casa,
Già non più tanto giovane,
Con tutti questi anni appesi alla mia schiena che non si possono né buttare via, né vendere.
Ma un bel giorno mi è capitato di incontrare un capo,
Un reclutatore molto persuasivo,
E mi sono messo a trasportare le auto al di là degli Urali.
La strada. E sulla strada il nostro MAZ1
è rimasto impantanato fino alle orecchie.
Nella cabina fa buio, il mio compagno non parla da più di due ore,
Magari urlasse! - così mi fa venire la rabbia!
Ci sono cinquecento chilometri alle nostre spalle e altri cinquecento davanti a noi,
E lui sta battendo la “Danza delle Spade” con i denti!
Sappiamo tutti e due com’è la situazione,
I cantieri stanno aspettando il nostro MAZ con il suo carico,
Ed è così il nostro mestiere: mettersi al volante, e via!
Ma accidenti, doveva capitare proprio alla vigilia di Capodanno!
Ci sono cinquecento chilometri alle nostre spalle e altri cinquecento davanti a noi,
Ed è inutile suonare il clacson: c’è una bufera di neve e nessuno in grado di aiutarci!
Mi fa: “Spegni il motore,
Che questo MAZ vada al diavolo!
Lo vedi anche tu - ormai siamo spacciati,
Lo vedi anche tu - cinquecento tutto intorno,
E quando arriverà la notte saremo ricoperti dalla neve,
Saremo sepolti meglio che in una tomba!”
Io lo rimbecco: “Basta con la lagna!”
E lui acchiappa una chiave inglese
E mi guarda con lo sguardo truce (lui a volte può essere violento),
E comunque cosa gli importa - abbiamo cinquecento tutto intorno,
Ed è colui che sopravvivrà, che saprà poi dimostrare
Chi di noi due avesse ragione e chi avesse torto.
Lui per me era più che un parente,
Addirittura mangiava dalla mia mano,
E ora mi guarda negli occhi - e mi vengono i brividi nella schiena.
E comunque - abbiamo cinquecento tutto intorno,
E dopo, chi sarà in grado di capire
Che lui avesse dimenticato che cosa eravamo l’uno per l’altro!?
Lui se ne va da qualche parte, a piedi,
Io lo lascio andare, mi sdraio,
E faccio un sogno, su questa nostra “allegra” faccenda:
Come se ci fossero di nuovo cinquecento tutto intorno,
E io cerco una via di uscita dal pasticcio,
Ma la via di uscita non esiste: esiste soltanto un ingresso, ed è pure sbagliato!
Il finale è semplice: alla fine arrivano i soccorsi,
Con tutto il necessario, l’attrezzatura, il medico,
E il MAZ raggiunge la sua destinazione.
Ed ecco che torna lui, tutto tremante...
Tra poco si parte per un altro lungo viaggio,
Io non sono uno che serba rancore - lo prenderò di nuovo con me.
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