Da vivo ero alto e snello, Non temevo né le parole né le pallottole, Non seguivo i sentieri battuti. Ma da quando sono classificato come defunto, Mi hanno cromato e piegato, Inchiodandomi al piedistallo tramite il tallone di Achille. Non posso scuotere questa carne di granito, Non posso strappare dal basamento di pietra Questo tallone d’Achille. Le costole d’acciaio della mia carcassa Sono catturate nella presa mortale del cemento, Ma si sentono ancora le convulsioni lungo la spina dorsale. Io mi vantavo di essere un bel fusto: Guardate! Misurate! Non sapevo che avrei subito un restringimento Dopo la morte. Ma ora eccomi incastrato dentro le dimensioni standard - Mi ci hanno inchiodato per scommessa, Raddrizzando Ciò che risultava irregolare. E nel momento in cui sono morto senza preavviso, I membri della mia famiglia, lesti, Mi hanno subito preso la maschera mortuaria. E non so da chi è venuto il suggerimento, Però sul calco di gesso hanno completamente limato I miei larghi zigomi da asiatico. Una cosa così non l’ho mai immaginata né sognata, Pensavo che non mi sarebbe mai successo Di diventare più morto di tutti i morti. Ma la superficie sul calco era unta e lucida, E dal mio sorriso sdentato Traspariva una noia mortale. Da vivo sfuggivo alle zanne Dei carnivori. E nessuno aveva il coraggio di Avvicinarsi a me con un metro comune. Ma intanto che mi prendevano la maschera mortuaria, Qui, nel bagno, Il becchino si è avvicinato a me Con il suo metro di legno. E poi, un anno dopo, Per coronare la mia rettificazione, Ecco che stanno inaugurando Un monumento ben scolpito, colato, Alla presenza di una folla enorme e Con un cantare vigoroso - della mia voce dai nastri registrati. Il silenzio sopra di me si rompe, Dagli altoparlanti scaturiscono i suoni, Dai tetti esplode una luce mirata. La mia voce rotta dalla disperazione, Grazie alle ultime scoperte scientifiche, è stata trasformata in un gradevole falsetto. Io ammutolisco, coperto dal sudario, Toccherà a tutti! - E nello stesso tempo urlo con la voce da castrato Nelle orecchie della gente. Ecco che mi tolgono il sudario - Ma quanto mi hanno ristretto! Guardate! Misurate! Possibile che sia così che mi vogliate Dopo la morte?! I passi del Commendatore risuonano sonori ed arrabbiati! Decido, come in quel tempo, Di andare a spasso sulle lastre, facendole rimbombare. E la folla si precipita a nascondersi nei vicoli Quando io, gemendo, strappo via il piede E le pietre mi cadono tutt’intorno. Mi chino sul fianco, immondo e denudato, E, cadendo, esco dalla pelle, Brandisco un bastone di ferro, E, già schiantato a terra, Dagli altoparlanti straziati Gracchio: “Pare che io sia vivo!” La caduta mi ha piegato, Mi ha rotto, Ma i miei zigomi spigolosi Spuntano dal metallo! Non ho potuto assecondare il disegno convenuto Di tenere tutto sotto silenzio. Al contrario, me ne sono andato pubblicamente Dal granito.
© Irina ?. Traduzione, 2017