Il mio amico se n’è andato a Magadan.
Toglietevi il cappello, toglietevi il cappello!
Ci è andato da sé, di sua volontà,
Non deportato sotto scorta di tappa in tappa.
Non è che il mio amico fosse sfortunato,
Non è che l’abbia fatto per ripicca verso qualcuno,
O per far circolare voci sulla propria stravaganza,
L’ha fatto semplicemente così e basta.
Può darsi, qualcuno dirà: “è uno sbaglio!
Com’è possibile - decidere di mollare tutto?
E poi di là ci sono infiniti campi di lavoro forzato
Con dentro degli assassini, con dentro degli assassini”.
E lui risponderà: “Non dare retta alle dicerie.
Là non sono più numerosi che a Mosca”.
Poi preparerà la valigia
E via, a Magadan, a Magadan.
Non è che ne sarei impedito a causa dell’età:
Potrei saltare giù di notte da un treno in corsa,
Però non sto partendo per Magadan,
Dimenticando le abitudini, chiudendo le virgolette.
Io canterò, accompagnandomi con le corde della chitarra,
Di quello che vedrà lui,
Di quello che io non avrò mai visto -
Di Madagan, di Magadan.
Il mio amico ci è andato per conto suo,
Ne ha avuto abbastanza, ne ha avuto abbastanza.
Non lo picchieranno le guardie,
Lui è partito di sua spontanea volontà.
E la mia parte mi è stata assegnata da Dio...
Ma forse potrei andarmene a Magadan
Anch’io, insieme al mio amico,
E sdraiarmi sul fondo, sdraiarmi sul fondo.
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