Come campanello d’allarme, risuonarono pesanti passi nella notte, E così pure noi presto dovremo partire e congedarci senza parole. Lungo sentieri ancora non battuti scalpitavano i cavalli, i cavalli, Portando i cavalieri verso chissà quale ignoto confine. Il nostro tempo è diverso, febbrile, ma la felicità, come una volta, cercala! E nell’inseguirla, mentre ci sfugge, noi le voliamo dietro. Soltanto che in questa corsa perdiamo i migliori compagni, Senza accorgerci che accanto di compagni non ce n’è. E ancora a lungo prenderemo ogni fuoco per un incendio, Ancora a lungo ci sembrerà funesto lo scricchiolio degli stivali, Ci saranno per i bambini giochi di guerra dai nomi antichi, E a lungo divideremo le persone in amici e nemici. Quando si saranno placati i tuoni, gli incendi e i pianti, E quando i nostri cavalli si saranno stancati di galoppare, E quando le nostre ragazze cambieranno i pastrani con i vestitini, Non si dovrà dimenticare allora, né perdonare, né lasciar andare!...
© Stefano Fronteddu. Traduzione, 2010